Link dofollow, nofollow, noopener e noreferrer: qual è la differenza?
Molto spesso, soprattutto per chi si sta avvicinando da poco alla SEO, termini quali dofollow, nofollow, noopener e noreferrer potrebbero suonare di difficile comprensione; pertanto in questo articolo cercheremo di far chiarezza in merito, al fine di fugare ogni dubbio.
Tuttavia, prima di addentrarci nelle singole terminologie (ed annessi vantaggi e conseguenti svantaggi), vogliamo riavvolgere un pò il nastro, al fine di dare un taglio quanto più lineare possibile alla gran mole di informazioni che citeremo (e che andremo ad approfondire), all’interno di questo articolo.
Ebbene, il buon senso vuole che la prima cosa di cui si debba parlare riguardi proprio i collegamenti ipertestuali.
Il collegamento ipertestuale
In informatica, un collegamento ipertestuale (in inglese hyperlink, conosciuto in forma abbreviata anche e soprattutto come link) altro non è se non un rinvio da un’unità informativa (documenti, immagini, e così via) ad un’altra.
In sostanza, è quindi ciò che caratterizza la non linearità dell’informazione, propria di un ipertesto (ossia un testo organizzato in un insieme di moduli elementari, il quale rende possibile la lettura, integrale o parziale del contenuto stesso, secondo diversi percorsi logici: ciascuno dei quali dotato di autonomia di significato, scelti dal lettore in base a sue personali esigenze).
Pertanto, attraverso un collegamento ipertestuale, è ad esempio possibile approfondire un argomento in particolare (citato all’interno di un altro tramite un anchor text), mediante un semplice click su di esso.
Il risultato, sarà dunque quello di spezzare la lettura integrale della pagina web su cui siamo posizionati ed essere rimandati su di un’altra risorsa (pagina web, immagine e così via), utile ai nostri scopi informativi e navigazionali.
L’attributo HREF
Dunque, dopo aver introdotto in maniera abbastanza esaustiva l’argomento (a livello teorico), passiamo ora ad aspetti un pò più pratici.
Ebbene, per poter definire questi link, è necessario inserire all’interno di una pagina web, l’attributo HREF (acronimo di Hypertext REFerence).
La sintassi per creare un collegamento ipertestuale è a conti fatti davvero molto semplice.
Pertanto, a titolo puramente indicativo, riportiamo un esempio di utilizzo di questo tag HTML (essendo questi un linguaggio di markup):
<a href=”qui va inserito l’url della risorsa puntata”>qui va inserita la parola cliccabile</a>
L’anchor text
Ebbene, riallacciandoci a quanto sopra, supponiamo di avere (ad un certo punto) l’esigenza di approfondire questo argomento: la differenza tra SSL e TLS, cliccando sul link evidenziato da questo testo.
Dunque, in tutto ciò, il nostro ipertesto (rappresentato proprio dalla pagina web corrente) conterrà la parola cliccabile, denominata anchor text.
Essa, una volta cliccata (ci scusiamo per il gioco di parole), rimanderà quindi al relativo articolo di nostro interesse.
Pertanto, l’anchor text è sostanzialmente un testo di ancoraggio visibile su di un link (o hyperlink), utile a fornire informazioni su contenuti indirizzati agli utenti o ai motori di ricerca.
Nel nostro caso, esso è rappresentato proprio dalla frase: “differenza tra SSL e TLS”.
Ricapitolando, per creare un link è dunque necessario adottare le seguenti componenti HTML:
- Il tag HTML <a>
- L’attributo href che specifica l’URL della pagina da linkare
- L’anchor text, ossia la parte visibile di testo che identifica il link
Oltre ai suddetti, per la costruzione di un link HTML, possono seguire poi una lunga serie di attributi che andremo ad elencare di seguito e che rappresentano il fulcro principale di questo articolo.
I link dofollow
Il link dofollow è sicuramente quello più importante quando si tratta di scalare la SERP, ma altrettanto pericoloso quando utilizzato male in attività di link building, in quanto potrebbe portare a gravi penalizzazioni da parte dei principali motori di ricerca, primo fra tutti proprio Google.
Ma perché i link dofollow sono quelli di più grande valore nel contesto della SEO?
Ebbene, poiché i link dofollow trasferiscono valore (stiamo parlando della cosiddetta link juice) alla pagina linkata, essi sono da sempre stati tenuti in grande considerazione da parte di Google e dagli altri motori di ricerca come garanzia di qualità.
Infatti, se una data pagina web riceve dei link, significa fondamentalmente che essa viene ritenuta autorevole per l’argomento trattato al suo interno.
Pertanto, un link dofollow trasferisce valore e apporta rilevanza e notorietà alla risorsa che viene linkata.
Salvo impostazioni particolari, derivanti dall’uso di CMS come WordPress, Joomla! e così via, ciascun link (di default) è già impostato come dofollow (così come qualsiasi altro link inserito all’interno di un documento HTML, senza l’ausilio di questi strumenti).
I link nofollow
L’attributo nofollow, invece, viene utilizzato in corrispondenza di un collegamento ipertestuale ma con un diverso scopo.
Infatti, il fine ultimo è quello di indicare ai motori di ricerca che non devono o non vogliono trasmettere valore alla risorsa linkata.
Per poter associarlo al nostro link, bisognerà quindi definirlo in questo modo:
<a href=”qui va inserito l’url della risorsa linkata” rel=”nofollow”>qui va inserita la parola cliccabile</a>
Tramite un link nofollow, quindi, non trasmetteremo link juice alla pagina web o risorsa di destinazione indicata nel link.
Inoltre, così facendo non influenzeremo il ranking all’interno dei risultati di ricerca.
Ebbene, l’introduzione di questo link risale all’ormai lontano 2005 da parte di Google, al fine di combattere il fenomeno dello spam nei commenti: pratica Black Hat SEO molto in voga già in quel periodo.
A seguito di ciò, tutti i CMS si adeguarono a questa direttiva.
Detto questo, Google suggerì anche di annotare i link acquistati o venduti (a fini promozionali) in questo modo, per poterli distinguere da quelli “naturali”.
Tuttavia, sappiamo benissimo che tutto ciò non è stato il più delle volte rispettato, in quanto per posizionarsi in maniera organica sui motori di ricerca, al fine di scalare la SERP, un link dofollow è molto più potente rispetto ad un link nofollow.
Ad ogni modo, anche se un link nofollow non trasferisce autorità alla risorsa linkata, è comunque fondamentale riceverne, in quanto indice di naturalezza del collegamento.
In definitiva, avere solo link dofollow potrebbe far destare qualche sospetto a Google (o ad altri motori di ricerca) e farci incappare in penalizzazioni.
Il link noopener
Un altro attributo che sta prendendo sempre più piede ultimamente, è il noopener.
Un link del genere viene fondamentalmente utilizzato per scopi di sicurezza.
Infatti, attualmente esso viene usato in corrispondenza di link dove è presente il target=”_blank”, la cui funzionalità è quella di far aprire i link all’interno di una nuova finestra del browser.
In maniera più dettagliata, potremmo quindi affermare che esso rappresenta un attributo HTML, il quale ci aiuta ad essere protetti da qualsiasi vulnerabilità che si potrebbe verificare quando si va ad inserire un collegamento ad una risorsa esterna, all’interno della nostra pagina web.
Per sua natura, infatti, il target=”_blank” potrebbe causare pesanti problemi in termini di sicurezza, i quali potrebbero essere sfruttati da malintenzionati con l’intento di sostituire il sito web di riferimento con un’altra pagina web.
Questo fenomeno è assimilabile alla pratica del phishing.
Pertanto, con il tag rel=”noopener” si va ad evitare questo tipo di problematica (perlomeno parlando di puro HTML).
Il link noreferrer
Il link noreferrer, cancella invece le informazioni sui referral dai link; in questo modo non sarà possibile risalire alle fonti di traffico che vanno da un sito ad un altro.
Di conseguenza, utilizzandolo non è possibile risalire dai dati di analisi ad informazioni riguardanti il sito di origine, come ad esempio gli url di provenienza o le chiavi di ricerca utilizzate dall’utente che visita il sito web stesso.
In genere, dunque, l’attributo rel=”noreferrer” viene utilizzato maggiormente per i link che si generano in modo automatico; pensiamo ad esempio a quelli che si creano quando un utente di un forum pubblica il proprio commento in corrispondenza di un post.
In sostanza, il principale campo di applicabilità dell’attributo noreferrer è dunque quello dei contenuti UGC (acronimo di User Generated Content).
In linea di massima, comunque, sia noopener che noreferrer sono due attributi utilizzati a livello di sicurezza e di privacy; per questo motivo, a partire dalla versione 4.7.4 di WordPress, qualsiasi collegamento generato a una nuova scheda con target=”_blank” viene automaticamente collegato a rel=”noreferrer noopener”, al fine di evitare ogni vulnerabilità a qualsiasi link esterno.